Trappole in rete: tra perdita di controllo e rinuncia all’intimità
La premessa d’obbligo è che l’adolescente, così come l’adulto, nel momento in cui sceglie di postare qualsiasi contenuto online, ne perde automaticamente il possesso.
Che si scelga di pubblicare una foto Facebook, un video Snapchat, una diretta Instagram o che si decida di condividere il numero di telefono con qualcuno conosciuto su un social e di proseguire la conversazione su Whatsapp, è sempre implicita una perdita e una rinuncia.
- La perdita riguarda l’impossibilità di conoscere l’entità e il numero di persone che entreranno in contatto con il contenuto, le quali potranno non solo visionarlo ma anche commentarlo pubblicamente, condividerlo e modificarlo.
Si tratta, quindi, di perdere il controllo relativo ai movimenti del materiale e all’utilizzo che se ne potrebbe fare.
- La rinuncia riguarda, invece, il concetto di privacy e di intimità.
Pubblicare assiduamente foto e video in cui si racconta ad amici o presunti tali come ci si sente, chi si frequenta o di chi ci si innamora, vuol dire rinunciare, in parte, a concepire l’intimità e la riservatezza come valori da proteggere.
Fatta tale premessa, si rivela fondamentale aiutare i ragazzi a sviluppare un pensiero critico rispetto a questi temi, che li aiuti a pensare e comunicare online in modo adeguato, responsabile e consapevole dei rischi.
Quali sono questi rischi?
Di seguito i rischi associati alla perdita di controllo del materiale e alla rinuncia alla propria privacy, in cui i ragazzi restano intrappolati più spesso di quanto un genitore possa pensare:
- Adescamento online
Attraverso i social network, le chat, i gruppi Whatsapp e i giochi online, l’adulto, potenziale abusante, crea un profilo falso, spesso si finge un coetaneo e contatta il minore.
Mediante una vera e propria tecnica di manipolazione psicologica, basata sulla creazione di un rapporto di amicizia e fiducia totalizzante, può arrivare a chiedere l’invio di materiale pedopornografico e l’incontro offline di natura sessuale.
Più di 4 preadolescenti su 10 hanno chattato con completi sconosciuti mentre più di 3 su 10 hanno incontrato dal vivo una persona conosciuta su Internet (Osservatorio Nazionale Adolescenza).
- Sexting
Già dalle scuole medie gli adolescenti si scambiano in chat foto e video dal contenuto sessualmente esplicito.
Si fa sexting per conquistare il compagno di classe o l’amico più grande, per divertirsi, provocare e fare sesso (Osservatorio Nazionale Adolescenza).
- Revenge Porn
Si tratta di una vera e propria forma di ricatto o di vendetta che colpisce soprattutto le ragazzine dopo la fine di una storia o dopo un tradimento.
1 adolescente su 20 ne è stata vittima (Osservatorio Nazionale Adolescenza).
- Challenge o sfide social
Circa 1 adolescente su 10 ha preso parte ad una catena alcolica sui social mentre 5 ragazze su 100 aderiscono alle mode in cui il corpo statuario e la magrezza hanno un ruolo centrale (Osservatorio Nazionale Adolescenza).
- Cyberbullismo e furto d’identità
10 suggerimenti pratici per difendersi dalle trappole in rete
- Privatizzare i profili social.
Ciò significa impedire a chiunque possieda un account di accedere liberamente alle proprie informazioni.
- Non accettare amicizie né comunicare con chi non si conosce.
Se con estrema facilità un minore può iscriversi ad un social, falsificando la data di nascita e fingendo di aver compiuto 13 anni, altrettanto facilmente l’adulto malintenzionato può modificare le informazioni personali, scegliere una foto profilo diversa da quella reale e fingersi un minorenne.
Il passo successivo sarà quello di selezionare la sua vittima, studiandone il profilo social, talvolta pubblico, e valutando il suo livello di fragilità e vulnerabilità.
Sono numerosissimi i ragazzi che, pur di avere un elevato numero di “amici”, accettano qualsiasi richiesta, iniziando con superficialità la comunicazione. Va sottolineato che il percorso di sviluppo e di costruzione identitaria degli adolescenti passa, oggi, anche per i social, che aprono alle relazioni con l’altro sesso; passa per i “like” e i commenti positivi che rinforzano l’autostima e soddisfano il bisogno di approvazione; per il numero di “amici” e “follower” che rispondono al bisogno di appartenere ad un gruppo, di non restare soli, di essere visti, riconosciuti ma soprattutto ascoltati e capiti. - Bloccare o segnalare SEMPRE persone, pagine o gruppi che attuano comportamenti illeciti.
Molti ragazzi non sanno che chi viene “bloccato” o “segnalato” non verrà a conoscenza dell’identità della persona che ha segnalato.
- Non accettare MAI di inviare video/fotografie intime su richiesta di qualcuno e neppure, qualora si ricevano sul proprio telefono, di condividerli.
La responsabilità penale è anche di chi sceglie “per scherzo” di condividere.
I reati di ingiuria e diffamazione online (artt.594 e 595 c.p.), pornografia minorile (art.600ter c.p.) e detenzione di materiale pedopornografico (art.600quater c.p.) non hanno scusanti.
- Essere basi sicure per i ragazzi
Gli adolescenti devono sapere che al proprio fianco hanno adulti ai quali possono rivolgersi in caso di difficoltà, dubbi, paure.
Quando commettono errori devono avere ben chiaro che la loro base sicura saprà come aiutarli.
L’adulto ha il dovere di spiegare ai bambini, già dalla scuola primaria, quali sono i rischi del web.
Come riuscirci? Restando costantemente aggiornati sulle strategie per prevenire e contrastare la navigazione online a rischio, monitorando come utilizzano la rete e aiutandoli a capire, con le giuste parole e abolendo i tabù, cos’è la pedofilia online, cosa può accadere se si decide di inviare una foto, se si accettano sfide o mode del momento e così via.
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- Concordare e scrivere insieme le regole di utilizzo di tutti gli strumenti digitali.
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- I segnali d’allarme.
Che si tratti di Blue Whale, intesa come tecnica di adescamento manipolatoria di istigazione al suicidio, la cui attendibilità è stata confermata dalla Polizia Postale o che si tratti di pedofilia in rete, finalizzata all’abuso sessuale, i ragazzi trovano sempre uno o più modi per mostrare un disagio, anche silenziosamente.Attenzione, quindi, ai cambi d’umore, all’isolamento, al calo del rendimento scolastico, all’abbandono di attività ludiche e ricreative, al cambiamento del ritmo sonno-veglia, alla tipologia dei contenuti postati e all’utilizzo smisurato o improvvisamente assente della tecnologia.
- Attenzione alle parole che spesso i ragazzi intrappolati si sentono dire: “Non parlare di me ai tuoi genitori”, “Se ne parlerai con qualcuno farò del male a te e alla tua famiglia”.
I ragazzi devono sapere che al ricatto o alla minaccia c’è sempre una soluzione e che quella più efficace è chiedere aiuto a mamma e papà se qualcosa online non è andato come doveva.
Possono essere utilizzati fatti di cronaca per capire cosa ne pensano e contenute le loro preoccupazioni, curiosità e spinte all’emulazione con chiarimenti e confronti costruttivi.
Talvolta, infatti, le sfide social o i comportamenti ascrivibili all’autolesionismo sono mossi dal loro desiderio di “ficcarci il naso”, sperimentare, emulare qualcuno o qualcosa che attrae e fa paura allo stesso tempo.
- Denunciare alle Forze di Polizia
www.commissariatodips.it.
Per concludere, limitarsi a pensare che il pericolo online sia legato alla presenza di persone deviate dietro lo schermo, capaci di manipolare la mente di un ragazzo fragile, è il miglior modo per deresponsabilizzarsi come adulti.
È solo assumendosi, ogni giorno, la responsabilità di esserci, con risorse e limiti, che si possono aiutare i ragazzi a sentirsi un pò meno soli, ascoltati, capiti e protetti anche quando navigano online.
Dott.ssa Michela Serina
Fonte: adolescienza.it