I presupposti teorici che guidano l’approccio sistemico-relazionale secondo il modello E.I.S.T (European Institute of Systemic-relational Therapies) si inseriscono nella tradizione aperta da più di cinquant’anni da Gregory Bateson, dalla Scuola di Palo Alto e poi dalla Scuola milanese di terapia familiare, conosciuta nel mondo anglosassone come Milan Approach.
Ciò che maggiormente caratterizza questa tradizione è l’idea di soggetto contestuale, ovvero l’idea che l’individuo esista grazie alle relazioni che intrattiene con chi fa parte del suo contesto di vita. La vera essenza della persona, quindi, non è da ricercare esclusivamente dentro di sè, quanto nelle relazioni con gli altri.
Il nostro modo di pensare e le nostre emozioni non possono essere pienamente compresi se non considerando le interazioni con chi ci sta accanto, i dialoghi con chi appartiene al nostro sistema, fatti di gesti ancor più che di parole.
In quest’ottica, all’interno del pensiero sistemico vi è l’idea che, sia i problemi che le soluzioni, abbiano origine proprio nelle relazioni.
L’idea sostanziale è che la psicopatologia sia un comportamento comunicativo e che la sua insorgenza sia legata ad una difficoltà di posizionamento dentro il sistema delle proprie relazioni. Non è certamente un comportamento positivo, ma è la strada che la persona, in modo inconsapevole, parzialmente o totalmente, ha prodotto per risolvere un suo modo di comporsi con gli altri.
Da un punto di vista sistemico, il cambiamento è concepito come possibilità di orientare lo sguardo verso punti di vista nuovi, di agire diversamente, aprendo alla scoperta di nuove capacità, autonomie e consapevolezze.
È in parte proprio dal danno che nasce la risorsa.
